La storia del Dow Jones Industrial dalle origini ad oggi | ||||
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Quando Charles Dow creò l'indice Dow Jones Industrial Average, il 26 maggio 1896, esso era costituito da 12 titoli. Solo uno degli originali 12, General Electric, è a tutt'oggi parte dell'indice. Ed anche GE uscì dall'indice per un po' di tempo, cancellata nel 1898 ma riammessa 9 anni più tardi a sostituzione di Tennessee Coal & Iron. U.S.
Steel, diretta dal tycoon J.P.Morgan, inglobò Tennessee Coal creando un'unica
azienda di energia. Uno dei titoli originariamente presenti nell'indice, la U.S.Leather, era una "preferred stock" (ibrido tra azione e bond). Nel 1896 i normali titoli, le azioni, venivano considerati altamente speculativi. Il pellame, incidentalmente, nel 1896 non era usato solo per l'abbigliamento: nastri di pelle venivano usati per la trasmissione di energia nelle industrie. American Sugar si sviluppò e divenne Amstar Holdings, che vendette il settore legato allo zucchero alla Britain's Tate & Lyle PLC e divenne parte della Sweden's Assa Abloy. Nel corso degli anni il numero dei componenti inclusi nell'indice crebbe da 12 a 20 a 30, seguendo l'espansione dell'economia statunitense. La rappresentazione che il Dow offre della economia si è spostata dai prodotti agricoli e dagli elementi di base della economia (carbone, acciaio, piombo, gomma e pellame) verso le compagnie tecnologiche, i fornitori di servizi finanziari, manifatturieri e commercio. | ||||
La chiusura iniziò subito dopo l'inizio del conflitto (luglio 1914), poiché il Big Board seguiva i principali mercati europei. Questo avvenimento fu inusuale poiché il mercato raramente ha sospeso le contrattazioni per più di un giorno. Dalla Prima Guerra Mondiale in poi, il mercato è rimasto aperto anno dopo anno, attraversando altre guerre, disastri naturali e crisi economiche. Anche le restrizioni applicate dal Big Board per rallentare il mercato in giornate di elevatissima volatilità sono viste dai partecipanti al mercato con distacco, e comunque queste interruzioni raramente durano più di un'ora. Gli storici attribuiscono la decisione inusuale del 1914 alle teorie economiche dell'economista inglese Norman Angell. Un anno prima, Mr. Angell scrisse "The Great Illusion", dove prediceva che un grande conflitto mondiale avrebbe causato un collasso della economia mondiale. La teoria: le aziende di business ed i governi dovrebbero liquidare gli investimenti e rifugiarsi nell'oro quando un tal conflitto dovesse accadere. Qualche tempo dopo, Robert Sobel, un professore di storia del business alla Hofstra University, disse che il board dei dirigenti del mercato accettò questa storia di "destino e oscurità". Il 31 luglio il gruppo di dirigenti decise di chiudere il mercato. Le contrattazioni rimasero sospese sino al 15 dicembre e riaprirono sotto restrizioni che specificavano dei prezzi minimi. Le contrattazioni normali ripresero nell'aprile 1915. Naturalmente i traders aborrono le interruzioni. Durante i giorni di sospensione ufficiale, traders e speculatori crearono una specie di "mercato all'aperto" di fronte al quartier generale di Wall Street. Gli scambi venivano condotti praticamente al "mercato nero". Quando le contrattazioni riaprirono parzialmente in dicembre, i titoli andarono sopra ai valori che avevano a fine luglio prima della sospensione. Gli investitori stranieri scaricarono i loro investimenti ma furono "schiacciati" dalla pressione degli acquirenti statunitensi. | ||||
Non è stato sempre così, in passato. Per i primi 25 anni circa della sua esistenza, l'industrial average era quasi sempre assente dai titoli della stampa finanziaria. Alla fine del 19esimo secolo ed all'inizio del 20esimo, gli investitori si focalizzavano soprattutto sui singoli titoli piuttosto che sul mercato inteso come un tutt'uno. Quando guardavano alle medie del mercato, si riferivano soprattutto ai titoli che rappresentavano il settore ferroviario, le blue chips del tempo, piuttosto che al settore industriale che veniva considerato speculativo. fu nei ruggenti anni Venti che molti investitori cominciarono ad avvicinarsi all'industrial average. Accadde quando le masse di cittadini cominciarono ad acquistare titoli a piene mani. Il loro entusiasmo portò l'indice da valori prossimi ai 100 punti nel 1924 sino a circa 400 verso la metà del 1929. Più di venti anni dopo che l'indice toccò i 100 per la prima volta nel 1906, l'industrial average ruppe al rialzo i 200 punti nel 1927. Per due decadi l'incremento medio annuale dell'indice era stato un modesto 3.2%. La Prima Guerra Mondiale e la feroce epidemia di influenza furono i fattori principali che deprimevano i mercati nella prima parte del secolo. Ma negli anni Venti, l'industrial average stabilì records per sei anni consecutivi dal 1924 al 1929. Quello fu il più lungo periodo di records sino ad oggi e, in qualche misura, il mercato bullish degli anni Venti è stato il più forte di sempre. Parte del merito va
al Presidente Calvin Coolidge, conosciuto come Cal il Silenzioso. Quando Mr. Calvin
disse "Il business americano è il business" sintetizzò
il pensiero di allora. La sua politica del "laissez faire" contribuì
al boom economico e del mercato di quegli anni e certamente ebbe un effetto almeno
indiretto sulla popolarità dell'industrial average. Il 28 ottobre 1929, il Wall Street Journal annunciò in prima pagina "L'Industrial ha perso 38.33 punti". Il giorno seguente perse altri 30.57 punti. (Questi due crolli, del 12.82% e 11.73% rispettivamente, rimangono ad oggi il secondo ed il terzo maggior ribasso in termini percentuali, dietro al record del 22.61% del crash del Black Monday, il 19 ottobre 1987). In sei giorni, l'industrial average perse più di 96 punti, circa il 30% del suo valore. "Concorrenza" al Dow industrial cominciò a presentarsi nella metà degli anni Venti. Ad esempio il precursore dello Standard & Poor's cominciò a tracciare le performance di 200 titoli azionari, su base regolare, nel 1926. Oggi esistono molti indici sofisticati. Il pubblico, però, sembra ancora prediligere il Dow Jones Industrial Average come il miglior rappresentante del mercato azionario. Se chiedete all'investitore medio "cosa ha fatto il mercato, oggi", potete scommettere che vi risponderà indicandovi la performance del Dow industrial. Un prosperante '28 chiude sui 300 Occorsero circa 22 anni al Dow Jones Industrial Average per salire da 100 a 200 punti. Ma passò solo 1 anno per salire fare altri 100 punti. L'indice raggiunse i 300 punti l'ultimo giorno di contrattazioni del 1928. Era salito del 48%, quell'anno, facendo sì che il 1928 fosse uno degli anni migliori della storia (gli unici ancora migliori furono il 1915 ed il 1933). "Lo chiamo l'ultimo lancio rialzista", dice Richard Stillman, un ex professore e autore che scrisse un libro sul DJIA. "E' stato un grande periodo di euforia. La prosperità era in piena espansione: le automobili erano prodotte in massa, in catena di montaggio, lo stesso avveniva per le radio" e le industrie legate al settore telefonico ed aerospaziale stavano avviandosi. Il professor Stillman ritiene che la vittoria di Herbert Hoover sul governatore di New York Al Smith, nella corsa presidenziale del 1928, aiutò il DJIA a superare quota 300. "Il clima politico continuava ad essere molto favorevole al business", dice Mr Stillman. Mr Hoover favoriva il "rude individualismo", e meno interferenze si creavano al business meglio era per lo sviluppo del business stesso. Poche settimane dopo che il DJIA raggiunse i 300 punti, gli editori del Wall Street Journal, che detrminava come era calcolato il valore dell'indice stesso, apportarono delle modifiche sostanziali. Aumentarono il numero dei titoli presenti nell'indice dai precedenti 20 a 30. Oggi, l'indice contiene proprio 30 titoli anche se alcuni vengono periodicamente rimpiazzati. Il 1928 rese omaggio alla crescente importanza dell'industria automobilistica. Chrysler Corp. e Nash Motors furono aggiunte all'indice, così come la Bethlehem Steel Corp., che forniva il metallo per la costruzione delle auto, e la Texas Corp., che più tardi diventò la Texaco Inc. Altre aggiunte all'indice furono la Postum, che produceva una bevanda allora molto popolare; la Victor Talking Machines, che produceva fonografi; e la Radio Corp. of America. Dopo aver raggiunto i 300 punti, il Dow industrial salì ulteriormente nel 1929, sino al massimo di 381.17 punti in settembre di quell'anno. Ma il crash del 1929 e la Grande Depressione stavano incombendo. Occorsero circa 25 anni, sino al 1954, prima che il DJIA superasse di nuovo la barriera dei 300 punti | ||||
Quello che molti investitori non sanno è che gli anni Trenta furono anche gli anni più volatili per i titoli azionari. Gli investitori, provati dalla Depressione, erano preda di euforia e disperazione. In tal contesto il DJIA si affossò del 52.7% nel 1931 e del 32.8% nel 1937, ma salì del 66.7% nel 1933 e del 38.5% nel 1935. La volatilità intraday era anch'essa elevata. Strano che possa sembrare, 7 delle 10 sedute maggiormente rialziste della storia (in termini percentuali) si registrarono negli anni Trenta. Franklin Delano Roosevelt, al potere nel 1933, avviò programmi di sviluppo sociali e mandò persone a costruire strade ed edifici pubblici. La storia della sua amministrazione potrebbe servire ad esempio politico. Rimanendo sul piano con cui venne giudicato dalla stampa del tempo, alcuni lo chiamavano Roosvelt il Diavolo, altri Roosevelt il Saggio. Il mercato azionario, comunque, apprezzò le misure adottate da FDR. Il DJIA salì di 39 punti nel 1933, di 6 punti nel 1934, di 40 punti nel 1935 e di 36 punti nel 1936 Richard J. Stillman, professore emerito della University of New Orleans, disse in una intervista nel 1996 che l'avvio delle attività della Civilian Conservation Corps, della Securities and Exchange Commission (la famosa SEC) e della Social Security furono iniziative che aiutarono il Dow a riprendersi. Invece Robert Sobel, professore di storia del business alla Hofstra University di New York, Long Island, non è d'accordo. Secondo Sobel il mercato stava rimbalzando comunque, ed il New Deal offrì solo un impulso psicologico, non economico. Nel 1938 il Dow era sceso ancora sotto i 100 punti. Mr Sobel attribuisce il fatto all'aumento delle tasse voluto da Roosevelt. Le esportazioni dei prodotti USA verso i paesi oltreoceano erano deboli, a causa del momento economico difficile per le altre nazioni. Entrambi gli storici, comunque, concordano sul fatto che la Seconda Guerra Mondiale fu la scintilla che dette l'impulso per uscire dall'agonia dei mercati. Disse mr. Sobel: "fu la Guerra che portò fuori il paese dalla Depressione, non Roosevelt". | ||||
Durante la Seconda Guerra Mondiale, il Dow Jones Industrial Average subì due grossi colpi che lo tennero in crisi per la maggior parte del periodo del conflitto. Il primo colpo fu all'inizio del 1940, quando le armate di Adolf Hitler erano in marcia. L'allarme causato dall'aggressione spinse il DJIA verso una delle più ripide discese della sua storia, facendolo scivolare del 23% in appena due settimane. Da un massimo di 148.17 del 9 maggio, l'indice scese sino a 113.94 il 24 maggio. Il mercato, che era stato forte, divenne nervoso dopo che le armate Naziste invasero la Danimarca e la Norvegia nell'aprile del 1940, molti mesi dopo che la Germania aveva conquistato la Polonia. Il Wall Street Journal notò che "il mercato azionario attuale è carico di dinamite psicologica pronta ad esplodere". Il 9 maggio. il Journal scrisse che l'invasione dell'Olanda "avrebbe portato timori che anche l'Inghilterra potesse essere attaccata". Il giorno seguente le armate di Hitler entrarono nei Paesi Bassi di Olanda, Belgio e Lussemburgo ed avevano la strada spianate per una facile e rapida vittoria in Francia. Nel mezzo di questo declino, il giornale "Abreast of the Market" riportò che "nonostante molti frequentatori di Wall Street osservino che una intensa attività di guerra sarebbe stimolante per le industrie statunitensi.... riconoscono i pericoli che potrebbero derivare da una vittoria della Germania Nazista". All'11 giugno, mentre l'invasione tedesca della Francia era in corso e mentre gli Inglesi erano stati costretti ad abbandonare le loro posizioni nel nordovest della Francia e del Belgio (Dunkirk), il Dow cambiò il suo corso e assunse un definito trend rialzista che rimase in essere per la parte rimanente dell'anno. "Una volta che lo shock iniziale della caduta della Linea Maginot venne assorbito, ci fu una ripresa" disse lo storico Robert Sobel, storico della Hofstra University. Lo storico dell'economia Richard Sylla, della New York University, aggiunse che una volta che la battaglia di Inghilterra ebbe inizio, divenne chiaro che la Royal Air Force sarebbe stata in grado di difendere l'Inghilterra, così gli investitori americani si resero conto che "non si sarebbero svegliati il giorno seguente scoprendo che l'Inghilterra era caduta". Comunque, più di un anno dopo la guerra era entrata nel pieno dello sviluppo e ciò rimise il mercato in trend ribassista di lungo periodo. Il 7 dicembre 1941, i giapponesi bombardarono la base navale statunitense di Pearl Harbor, alle Hawaii, e ciò porto gli Stati Uniti in guerra. Il Presidente Franklin D. Roosevelt la chiamò "la giornata della infamia" ed il mercato azionario scese del 3.5% durante la seduta dell'8 dicembre, chiudendo a 112.52 punti rispetto ai 116.60 del giorno precedente. Rimase in downtrend per 5 mesi. Sino agli eventi di Pearl Harbor molti americani pensavano che gli Stati Uniti avrebbero evitato un impegno diretto nella guerra, ma l'attacco giapponese rese impossibile quella ipotesi. L'attacco prese di sorpresa sia le forze militari USA sia il mercato azionario. La rubrica "Abreast of the Market" del Wall Street Journal descrisse la situazione in questo modo: "L'avvio delle attività ostili tra Giappone e Stati Uniti è arrivato dopo la chiusura di una settimana borsistica nella quale i titoli hanno messo a segno le migliori performances registrate negli ultimi mesi. Nonostante esistesse tensione nelle relazioni tra Stati Uniti e Giappone, il Mercato scommetteva sul fatto che i negoziati tra Washington e Tokyo potessero portare a sviluppi positivi" Uno delle preoccupazioni principali che il mercato aveva era il come la guerra sarebbe stata finanziata. Appariva ovvio che l'amministrazione Roosevelt avrebbe alzato le tasse, aumentato il debito verso i paesi esteri od entrambe le cose. Questa spiacevole situazione venne descritta dal Journal come "un'ombra che stava penzolante all'orizzonte". Dal lato positivo, però, l'entrata in guerra degli USA avrebbe significato "riassettare la macchina produttiva per ottimizzare ed assicurare la massima produzione per sconfiggere il nemico" come il Journal scrisse nella prima pagina. Alcuni economisti asseriscono che fu proprio la guerra a spinger fuori gli Stati Uniti dalla depressione cominciata all'inizio degli anni Trenta. Il DJIA continuò a scendere sino a raggiungere il minimo nel tardo aprile 1942. a 92.92 punti. Dopodiché cominciò a recuperare ed a salire. Verso la fine del 1942 era già a 119.40 ed alla fine del 1945, l'anno in cui la guerra terminò, raggiunse i 192.91 punti. Durante gli anni seguenti, quel pattern composto da una discesa iniziale seguita da un rimbalzo è stato il pattern tipico che si è registrato sul mercato in corrispondenza di tutti i conflitti a cui gli Stati Uniti hanno preso parte. | ||||
Il Dow reagì malamente alla guerra L'inizio del conflitto in Corea spinse al ribasso il Dow. Il 25 giugno 1950, le forse nord coreane attaccarono la Corea del Sud. Il DJIA aveva cominciato a scendere 3 giorni prima, il 22 giugno. Il confronto tra le due Corea aveva cominciato ad instaurarsi attorno al 38esimo parallelo, subito dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale.. Il Nord Corea era entrato nell'orbita dell'Unione Sovietica mentre il Sud Corea era nell'orbita Statunitense. Quando il 38esimo parallelo venne attraversato, gli Stati Uniti sembrarono in un primo momento insicuri su quale dovesse essere la risposta. In sole 3 settimane il DJIA perse il 12% e scese sino a quota 197.46 il 13 luglio. In luglio, il generale Douglas MacArthur prese il comando delle forze statunitensi di stanza in Corea del Sud e cominciarono a ricevere rifornimenti dagli Stati Uniti. Con l'aumentare delle vittorie sul campo ottenute dal generale MacArthur e con la marcia del suo esercito verso il nord del paese, il Dow sembrava seguire lo stesso percorso vittorioso. L'indice terminò l'anno in salita del 17.6% e salì di un ulteriore 14.4% nel 1951. "La guerra di Corea fu un buon periodo per il Dow, ma il merito non va tutto attribuito alla guerra", dice lo storico Richard Sylla della New York University. "I titoli difensivi si comportarono molto bene, e i titoli dei trasporti ferroviari ottennero un successo ancor maggiore a causa delle grandi quantità di merci che avevano necessità di esser trasportate" Il Dow scese un'altra volta verso la fine del 1950, quando le forze cinesi entrarono in guerra a fianco della Corea del Nord. I combattimenti continuarono ancora nel 1951 e sembrava che nessuna delle parti potesse raggiungere in breve tempo la vittoria. La opposizione verso la politica statunitense nei confronti della Cina spinse il presidente Truman a rilevare dall'incarico il generale MacArthur nell'aprile 1951. Il mercato azionario si spinse al rialzo, riflettendo la riluttanza del popolo americano a rischiare una guerra con la Cina e, potenzialmente, con l'Unione Sovietica. Nel 1953, dopo che gli Stati Uniti avevano registrato 33651 morti, i combattimenti terminarono. L'anno seguente, il 1954, il Dow raggiunse e superò i livelli che aveva già raggiunto prima del grande crash del 1929. Dow raggiunge 500 punti nella metà anni Cinquanta Ci sono voluti circa 25 anni per passare dai 300 ai 400 punti. In poco più di un anno, invece, il DJIA riuscì a superare la barriera successiva: 500 punti. Questo livello venne raggiunto il 12 marzo 1956. Fu un'ulteriore prova del forte mercato rialzista degli anni Cinquanta. Sino ai tempi recenti quella decade è stata la migliore di sempre per il DJIA, che salì del 239.5% dal 1950 al 1959. La bassa inflazione ed i bassi tassi di interesse fornirono l'ambiente ideale per la buona crescita del mercato azionario. La costruzione del sistema di autostrade "Interstatali" favorì il trasferimento delle merci da un posto all'altro e il nuovo mezzo di comunicazione di massa, la televisione, aiutò a pubblicizzare moltissimo le merci ed i beni di consumo aumentando la domanda e favorendo il commercio. Il Presidente Eisenhower era molto popolare e l'America era, per la maggiorparte, ottimista per il futuro. Jeffrey Rubin, direttore del settore ricerca del Birinyi Associates di Greenwich, Connecticut, attribuisce la spinta propulsiva che favorì il rialzo di marzo 1956, alle buone news che arrivarono sulla salute del Presidente Eisenhower. Il Presidente aveva subito un infarto, durante quell'inverno, e la popolazione si domandava se avrebbe concorso per le successive Elezioni Presidenziali. In febbraio, Ike Eisenhower annunciò che avrebbe partecipato. Il livello dei 500 punti venne raggiunto in un giorno in cui i titoli principali dei quotidiani annunciavano agli americani non una ma ben 2 crisi internazionali. In Medio Oriente c'era una forte tensione tra Egitto ed Israele. La situazione sarebbe sfociata in conflitto più tardi, lo stesso anno, durante la Crisi di Suez. Nel frattempo in Cipro c'era una sommossa generale popolare causata dal fatto che la Gran Bretagna aveva "deportato" l'arcivescovo Makarios, il quale era a capo di un movimento di ciprioti contro la Grecia. Crisi di questo tipo spesso scuotono il mercato azionario, almeno per un breve periodo. Ma nel marzo 1956 il bull market sembrò spazzarle via in fretta. Alcuni investitori di oggi si ricorderanno ancora del 1956. La DeSoto era ancora un'auto popolare negli Stati Uniti. Elvis Presley primeggiava nelle hit-parade con la canzone "'Hound Dog". Nel baseball, Mickey Mantle era il miglior giocatore della Lega. In televisione Robert Young era l'attore principale di "Father Knows Best". Il lancio dello
Sputnik affossa il mercato azionario Il DJIA era a 465.82 punti il 3 ottobre, il giorno prima del lancio dello Sputnik. Il 22 ottobre l'indice era a 419.79, con una discesa di circa il 10% in 3 settimane. Ci fù un leggero recupero delle quotazioni, ma a fine anno il DJIA era 30 punti sotto ai valori dei primi giorni di ottobre. Le vendite riflettevano i dubbi che la popolazione USA cominciava ad avere a riguardo della supremazia tecnologica aerospaziale statunitense. Questi dubbi e timori si ripercossero anche in altre aree. Le vendite non interessarono proprio tutti i settori dell'economia. Il settore aereo e quello legato alla produzione di missili mostrarono un po' di forza, poiché si pensava che gli Stati Uniti avrebbero investito più risorse in quei settori industriali per fronteggiare la concorrenza sovietica. Il 10 ottobre 1957 il Dow industrial scese di 9.69 punti, il maggior declino che il mercato azionario aveva subito da quando il Presidente Eisenhower aveva subito l'infarto, due anni prima. Questa discesa portò i titoli indistriali ai valori più bassi degli ultimi due anni. Successivamente, il 21 ottobre, i titoli azionari subirono un altro scossone ribassista, di 10.77 punti. I brokers ed i traders attribuirono parte di quel declino all'annuncio del Governo USA di voler ridurre i finanziamenti al settore di ricerca aereo, confermando, così, quello che la gente temeva e cioè che l'Unione Sovietica disponesse di una tecnologia superiore. Al declino dell'ottobre 1957 contribuì anche la tensione tra Siria e Turchia. Solo nel maggio 1958 il DJIA tornò ai livelli precedenti a quelli del lancio dello Sputnik. Mentre i dubbi e le paure che seguirono al lancio dello Sputnik causarono il ribasso, esattamente l'opposto accadde poco più tardi. Piano piano cominciò di nuovo a crescere la fiducia e la convinzione che le industrie statunitensi e la loro tecnologia fossero le migliori al mondo e questo fù il propellente che spinse al forte mercato rialzista degli anni Novanta. | ||||
Poiché le navi sovietiche percorrevano la rotta verso Cuba, si pensò che la guerra fosse imminente. Il fratello del Presidente, il Senatore Robert F. Kennedy, chiamò questa crisi "la più grave crisi dalla fine della Seconda Guerra Mondiale". La tensione creò una nuvola nera sul mercato azionario dove gli investitori erano già abbastanza nervosi per la scarsa performance dell'anno (in parte dovuta ad un braccio di ferro tra il Presidente Kennedy e le compagnie operanti nel settore dell'acciaio) Rumors sulla attività sovietica in Cuba c'erano stati sin dai primi di agosto, ma la gravità della situazione non emerse sino ad ottobre. Il giorno in cui il Presidente parlò alla Nazione, il 22 ottobre, l'indice chiuse a -2% (a quota 558.06) rispetto al giorno precedente e circa il 24% in meno rispetto all'inizio dell'anno. A posteriori, quella settimana di tensione fu una eccezionale opportunità di acquisto. Prima della fine del mese, il Presidente dell'Unione Sovietica, Nikita Khrushchew, accettò di ritirare i missili ed il Dow cominciò una lunga marcia rialzista. Un anno dopo, alla fine di ottobre 1963, meno di un mese prima dell'assassinio del Presidente Kennedy, l'indice raggiunse 755.23 punti, una sorprendente salita del 35% . "Entrambe le superpotenze si resero conto, dopo essersi puntate le armi nucleari, che ci dovevano essere strade migliori per risolvere le loro questioni" dice l'ex aiutante di JFK, Ted Sorensen, adesso avvocato in New York. Un risultato su tutti: nel 1963 ci fu l'accordo di messa al bando dei test nucleari. La crisi portò anche un nuovo modo di dire: la ragione per cui la vita si è estinta sugli altri pianeti è che loro avevano scienziati più evoluti dei nostri. | ||||
Se c'era mai stata una barriera psicologica per il Dow, era quota 1000. Il Dow aveva sfiorato quota 1000 ripetutamente per anni ma non era mai riuscito a chiudere sopra a quel livello "magico". Ad esempio, il DJIA chiuse a 995.15 il 9 febbraio 1966 ed a 985.21 il 3 dicembre 1968. Ci furono anche altri close vicini nel maggio 1969. Ma non era mai riuscito a superarli, sino all'euforia del 1972. Molti investitori attivi tutt'oggi ricorderanno ancora il 1972. Richard Nixon era Presidente, "Il Padrino" era proiettato in tutte le sale cinematografiche e gli americani erano appassionati del programma televisivo "All in the Family". Lo scandalo Watergate, che più tardi distrusse l'amministrazione Nixon, era solo una nuvola sull'orizzonte. Il maggior problema era la guerra del Vietnam ma il giorno in cui la barriera dei 1000 punti venne abbattuta, il Vietnam del Nord accettò di far incontrare i propri negoziatori con il negoziator degli Stati Uniti, Henry Kissinger, per nuove trattative che potessero portare alla fine del conflitto. La rielezione di Mr. Nixon su George McGovern era avvenuta una settimana prima. L'economia stava andando bene. La crescita economica era inusualmente forte, l'inflazione moderata ed i tassi di interesse erano bassi. Nel mercato azionario era l'epoca del "Nifty Fifty", titoli azionari così popolari che si diceva "comprateli e non preoccupatevi mai di venderli". Tra i principali di quel periodo c'erano Xerox, Avon, IBM e McDonald's. Non
molto dopo che il DJIA superò i 1000 punti, cominciò una recessione
che portò al forte bear market del 1973-74, spingendo l'indice verso 577.60
in dicembre 1974. Solo nel 1982, una intera decade dopo che era stato raggiunto
per la prima volta, il DJIA riuscì a ritornare a quota 1000 punti. | ||||
Può apparire difficile da credere, dopo che il Dow ha raggiunto i 10000 punti, che solo poco più di 17 anni fa, l'8 gennaio 1987, il Dow raggiunse per la prima volta quota 2000. Vi ricordate il 1987? Michael Douglas interpretava il film "Wall Street", nei panni di Gordon Gekko. I veri fuochi artificiali si ebbero proprio sulla Wall Street reale. Il DJIA iniziò l'anno a 1895.95 e dopodiché mise a segno una delle più strabilianti performance della storia, salendo di circa il 44% e raggiungendo il top a 2722.42 il 25 agosto. L'inverno seguente invertì la direzione e segnò uno dei maggiori declini di sempre, scendendo di circa 1000 punti in 2 mesi. Il sell-off raggiunse il picco il 19 ottobre, con un crash di 508 punti (circa il 23%), la più grande discesa registrata in un solo giorno. Quando il Dow superò i 2000, quasi nessuno poteva immaginare i fuochi artificiali che sarebbero seguiti. L'opinione più comune era che, essendo salito sino a 2000, il DJIA avesse bisogno di un po' di consolidamento. Alfred Goldman di A.G. Edwards & Sons in St. Louis predisse "una celebrazione di vittoria e poi un gran mal di testa". Il money manager newyorkese Robert Stovall predisse una "giornata spaventosa" dove il mercato avrebbe "visto le sue stesse ombre e prontamente sarebbe affondato ancora". Mary Farrell di PaineWebber predisse un trading-range tra 1800 e 2200. E così anche poche persone avrebbero potuto immaginare, allora, che 7 altre "pietre miliari" sarebbero cadute in poco più di una decade. Dopotutto, sono occorsi 76 anni al DJIA per raggiungere quota 1000, nel 1973. Poi sono occorsi 14 anni per raggiungere quota 2000. Naturalmente, salendo, è sempre più facile raggiungere i seguenti step di 1000 punti, poiché ciascun punto diviene più piccolo, su base percentuale (da 1000 a 2000 si ha un incremento del 100% mentre da 5000 a 6000 l'incremento è del 20%) "Sono eccitato! Questa è storia!" esclamo il trader Jack Backer, che allora lavorava per Shearson Lehman Brothers in New York, il giorno che quota 2000 venne raggiunta. "Ho vissuto il raggiungimento dei 1000 e poi dei 2000. Spero di vivere abbastanza per vedere anche i 3000". Difficilmente avrebbe immaginato, in quel momento, che quota 3000 sarebbe stata raggiunta solo 4 anni più tardi Quando tempo è stato impiegato per salire i gradini di 1000 punti Le date in cui il Dow Jones Industrial Average ha raggiunto ciascuna soglia di 1000 punti | ||||
1,000
Nov. 14, 1972 76 anni |
2,000 Jan. 8, 1987 14 anni | 3,000
April 17, 1991 4 anni |
4,000 Feb. 23, 1995 4 anni | |
5,000
Nov. 21, 1995 9 mesi |
6,000 Oct. 14, 1996 11 mesi | 7,000
Feb. 13, 1997 4 mesi |
8,000 Jul. 16, 1997 5 mesi | |
9,000
Apr. 6, 1998 9 mesi |
10,000 Mar. 29, 1999 12 mesi | 11,000
May. 3, 1999 1 mesi | ||
Quando Saddam liberò l'orso. Chi si preoccupa di Saddam? 1990: invasione del Kuwait da parte dell'Iraq. Questo fatto e le preoccupazioni sul comportamento imprevedibile del leader Iracheno, Saddam Hussein, contribuirono al declino del 21% del Dow Jones Industrial Average. Il periodo divenne famoso col nome di "il mercato bear di Saddam Hussein". Gli indici principali dei vari mercati mondiali persero circa il 20%. Il DJI era arrivato alle porte dei 3000 punti, quell'estate. Si fermò proprio nei pressi della soglia, con due picchi a 2999.75 il 16 ed il 17 luglio. Poi i prezzi cominciarono a diminuire, terminando a 2365.10 l'11 ottobre 1990. L'Iraq invase il Kuwait il 2 agosto e la maggiorparte del declino dei mercati avvenne all'incirca a metà agosto, dopo che il Presidente Bush affermò che "l'invasione non può continuare", ma prima che divenisse chiaro che gli Stati Uniti sarebbero intervenuti. I timori che gli Stati Uniti sarebbero stati coinvolti in una lunga guerra, o che Saddam potesse produrre armi chimiche e batteriologiche contribuirono al ribasso. Invece, la guerra fu rapida e la vittoria degli Stati Uniti fu netta. Il 17 gennaio 1991, quando le ostilità iniziarono ed i risultati si dimostravano buoni per gli Stati Uniti, il Dow guadagnò 117 punti. Laszlo Birinyi di Birinyi Associates disse che il mercato azionari predisse l'esito della guerra assai meglio di quanto avesse fatto la maggiorparte delle persone: "Il mercato, già all'inizio di ottobre, stava scommettendo sul fatto che la guerra sarebbe stata un evento di breve durata" Naturalmente l'Iraq non fu l'unico problema per il mercato azionario negli anni Novanta. C'erano pure dei timori sulla situazione economica generale. Infatti gli Stati Uniti si trovavano in una situazione di recessione non dichiarata. Solo nel 1992 il National Bureau of Economic Research riconobbe ufficialmente che gli States erano stati in recessione dal luglio 1990 al marzo 1991. Alla fine del 1999, il ribasso del 1990 veniva ancora considerato l'ultimo mercato "orso". Negli 8 anni che seguirono, il maggior declino fu il -7.2% nell'ottobre 1997. Il mercato recuperò 554 punti in meno di un mese. Quando gli Stati Uniti fronteggiarono ancora Saddam nel 1998, con l'ispezione delle armi ordinata dall'ONU, il mercato sembrava relativamente tranquillo. L'inizio di qualche raid aereo contro l'Iraq fu seguito da una lenta ma decisa crescita del Dow Jones che lo portò a superare i 10000 punti per la prima volta. Raggiungere la soglia dei 3000 La presa in giro. Il Dow Jones Industrial Average sembrò avvicinare la soglia dei 3000 punti nell'estate del 1990. Sembrava che avrebbe rapidamente superato quella soglia, circa 3 anni e mezzo dopo che aveva superato i 2000 punti, nel gennaio 1987. Il 17 luglio 1990, Il Dow chiuse a 2999.75. Il giorno seguente superò i 3000 in intraday e chiuse ancora a 2999.75. Più volte, durante il mese di luglio, il Dow superò in intraday i 3000 punti, ma non riuscì mai a chiudere sopra a quella soglia. E per tutti gli anni Novanta il Dow rimase sotto a quel livello. L'economia era in recessione -- sebbene non venne dichiarata sintanto che non fù superata -- e i dubbi e le incertezze attorno a Saddam Hussein ed alla sua aggressione nel Golfo Persico erano molti. L'Industrial Average scivolò indietro sino a 2365.10 punti, nell ottobre. Gli investitori cominciarono a pensare al 1966, quando il Dow superò la soglia dei 1000 punti intraday, solo per rivederla 6 anni più tardi. Finalmente, nella primavera del 1991, dopo che gli USA avevano vanificato la resistenza delle truppe di Saddam ed avevano superato la recessione (ancora non dichiarata), il DJIA cominciò il rally e superò la barriera dei 3000 punti, chiudendo a 3004.46. La data era il 17 aprile 1991, poco più di 4 anni dopo che era stata superata la barriera dei 2000 punti. A confronto, occorsero 14 anni per passare dai 1000 ai 2000 punti (che rappresentano, comunque, un maggior incremento percentuale). George Bush, che condusse gli Stati Uniti nel periodo della Guerra del Golfo, era ancora Presidente quando l'indice raggiunse la soglia dei 3000. La debolezza economica del 1990 e dell'inizio 1991, sopra alle altre cose, indebolì il suo prestigio politico nei confronti dell'elettorato e lo portò alla disfatta alle elezioni del 1992, che premiarono Bill Clinton. Una volta superati i 3000 punti, nota Laszlo Birinyi, direttore di Birinyi Associates in Greenwich, Conn., il mercato stabilì un importante trading range, ''quasi un nodo'. Per 8 mesi il DJIA passò la maggiorparte del tempo tra i 2900 ed i 3100. Era come se il livello 3000 fosse diventato un magnete. Poi, nel tardo dicembre, il mercato riprese a salire ancora verso il successivo "milestone". | ||||
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